Da John Bertalot, “Spirituality and Symbolism in the Music of J.S. Bach”, in: Organists’ Review, Novembre 2000.
S. Matteo scrisse il suo Vangelo principalmente per i giudei: spesso egli rappresenta avvenimenti della vita di Cristo quali compimento di profezie dell’Antico Testamento, a testimonianza del fatto che Gesù fosse il lungo atteso Messia. Sarebbe logico aspettarsi che la musica Bach riproponesse in qualche modo queste corrispondenze nella sua musica. Ma come?
Nell’Antico Testamento vi è un solo libro (ad eccezione, naturalmente, del Libro dei Numeri) che contiene cifre, per un luterano dell’epoca, immediatamente riconoscibili: il Libro dei Salmi. Proprio i salmi furono una costante fonte di ispirazione per Bach, che frequentemente ne utilizzò i testi nelle sue opere corali.
Il mio interesse per la simbologia numerica bachiana fu inizialmente stimolato dallo studio Symbolism in the Music of Bach di Geiringer. Egli afferma che, nelle passioni, i numeri delle note nel basso di alcuni recitativi si riferiscono a salmi dal contenuto parallelo all’affetto del testo in questione. Uno degli esempi da lui forniti era la seconda metà del recitativo sull’Ultima Cena, quando Gesù dice “prendete e bevetene tutti”. Geiringer evidenziò come in questa parte del recitativo vi siano 116 note: nel Salmo 116:12 leggiamo “riceverò il calice della Salvezza” (in questo e negli altri casi si tiene presente la numerazione protestante).
Mi sono chiesto perché mai Bach fece questo solo nella seconda metà del recitativo, ed analizzandone la prima (“Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”) scoprii che vi erano 24 note nel basso: nel salmo 24:8 troviamo il versetto “gustate e vedete quanto è buono il Signore”.
Proseguii nella mia indagine. Ci sono 22 note nel basso del recitativo al momento della morte di Cristo, quando questi dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Il salmo 22 inizia con le parole “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La seconda parte di questo recitativo ci dice che “Gesù rese lo Spirito” con 31 note nel basso. Nel salmo 31:6 leggiamo: “Nelle tue mani affido il mio Spirito”.
Ci sono esempi simili in tutta la Passione secondo Matteo: uno dei recitativi più drammatici narra del silenzio di Gesù interrogato dal Gran Sacerdote. Questo punto comprende nel basso 39 note, all’interno di 10 battute di musica. Nel salmo 39:10 leggiamo: “Io divenni muto e non aprii la mia bocca”.
La Passione secondo Matteo racchiude ovviamente esempi significativi anche al di là dei riferimenti ai salmi. All’affermazione “uno di voi mi tradirà”, la domanda “Signore, sono io?” si succede per undici volte, tante quanti gli apostoli escludendo Giuda il traditore. Ai piedi della croce, il centurione esclama “Veramente quest’uomo era figlio di Dio”, e la parte vocale si compone di 14 note (BACH).
Così come la Passione secondo Giovanni, anche la S. Matteo fu oggetto di varie revisioni, e si potrebbe pensare che Bach volesse comprimerla all’interno di un determinato numero di battute. Contando le battute della versione generalmente eseguita mi accorsi che la prima parte consta di 1110 misure, la seconda di 1354. Inizialmente non giunsi a nessuna conclusione. Ma poi mi accorsi che il primo coro della seconda parte era lungo 123 battute, numero significativo per Bach in quanto 41 x 3 (JSBACH e la Trinità). Successivamente scoprii che, in una versione precedente, la prima parte si chiudeva con il corale Meinen Jesum lass ich nicht. Il corale consta di 13 battute. Il risultato matematico, se questo corale viene aggiunto alla prima parte, è affascinante. E a questo punto il lettore dovrà scoprirlo da solo!